Renato Mambor (Roma 1936-2014)

Anno: 1966

Dimensioni: 72,50 x 92,50

Ecco come Renato Mambor definisce il ciclo di opere di cui fa parte anche quella esposta: “Ho definito la sperimentazione compiuta nel ’66, che analizzava la processualità del fare pittorico, lo scollamento. Analizzai i procedimenti esecutivi del dipingere attraverso tecniche di scomposizione nel tempo e nello spazio. Il disegno e lo sfondo erano eseguiti in tempi e spazi diversi e poi ricomposti per sovrapposizione. Per presentare nella stessa opera disegno, materia, colori, non integrati tra loro, feci ricorso all’uso del plexiglass. Il plexiglass bianco, opaco, presentava un’immagine sfondata trasparente che veniva sovrapposta ad un fondo dipinto colorato o neutro”

Ecco come Renato Mambor definisce a cosa serve l’arte:
“Io dico che l’arte serve a pulire lo sguardo. Bisogna andare alla sorgente, al non nato, sostare nei pressi dell’origine; è in quel punto che si diventa originali. I sensi sono offuscati dalle abitudini e tutto ciò che si fa e si pensa diventa immagine, stereotipo, filtro davanti agli occhi, luoghi comuni, frasi fatte. L’arte insinua un cuneo in questo meccanismo spersonalizzante e ha il potere di ribaltarlo, in definitiva è un piccolo sforzo per muovere il pensiero”

La sedia di Van Gogh N. 2